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Lavoro: Cgil Roma, sommerso per 420 mila nel Lazio, a nero uno su quattro

Roma, 15 mag – (Agenzia Nova) – Il lavoro sommerso riguarda 420 mila persone nel Lazio, di queste una su quattro lavora a nero. La Cgil di Roma e del Lazio, prendendo in esame i dati Istat sul lavoro sommerso nel periodo 2023-2025, ha rilevato che la media regionale (15 per cento) del sommerso supera quella nazionale (12 per cento). L’occupazione, che sfugge al controllo e genera un’evasione pari a 9,4 milioni l’anno, si nasconde principalmente dietro un formale rapporto di lavoro dipendente nel 72 per cento dei casi e dietro altre forme di collaborazione, partite Iva e autonomi, nel 28 per cento dei casi. “Avere un’incidenza del lavoro sommerso più alta della media nazionale è un segnale decisamente negativo sulla qualità dell’occupazione nel Lazio”, spiega in una nota il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola. “Sapere che nella maggioranza dei casi esiste un formale rapporto di lavoro, a termine e part time, ma che non viene rispettato dimostra che una leva importante per superare il lavoro sommerso sia il contrasto alla precarietà favorendo la creazione di occupazione stabile, questa è anche una delle ragioni della nostra mobilitazione contro un decreto del Governo Meloni che rende il lavoro più precario”, aggiunge.

I settori più colpiti sono: lavoro domestico (52 per cento), agricoltura (24 per cento), cultura e sport (23 per cento). “Serve un importante potenziamento sulla prevenzione e sui controlli, a partire dagli organici, perché in diversi settori il lavoro sommerso è legato a forme più gravi di sfruttamento come il caporalato e la tratta della persone – sottolinea il segretario della Cgil di Roma e Lazio -. Anche il sistema delle imprese e le istituzioni devono fare la loro parte. Le lavoratrici e i lavoratori vengono danneggiati in primis dal lavoro sommerso ma a essere colpite sono anche le imprese sane, che devono fare i conti con una forma di concorrenza sleale, con il risultato di avere un tessuto economico nella Capitale e nel Lazio più fragile e povero”.

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