Close

Di Cola (Cgil), necessario puntare su lavoro di qualità e sanità

In Italia “non possiamo e non dobbiamo rassegnarci alla stagnazione economica e all’impoverimento sociale. Dobbiamo impegnarci e dare forza a un grande movimento popolare che stimoli le coscienze, infonda speranze e produca allo stesso tempo risultati concreti”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola, intervenendo al 19esimo Congresso della Cgil nazionale ‘Il lavoro crea il futuro’ in corso a Rimini. Lo riferisce in una nota la Cgil di Roma e del Lazio. “Le trasformazioni ambientali, digitali, sociali e del mondo produttivo, ma soprattutto la velocità con cui stanno avvenendo i cambiamenti nella società hanno messo a nudo alcuni dei nostri limiti – ha spiegato Di Cola -. Rappresentano tuttavia una straordinaria occasione per dimostrare che possiamo ancora essere all’altezza delle grandi sfide a cui siamo chiamati quotidianamente. Non avremo fatto fino in fondo il nostro mestiere se, oltre a ottenere un aumento del salario e delle pensioni, non saremo stati in grado di garantire diritti a chi oggi non ne ha, sconfiggere le diseguaglianze, tutelare la salute e la qualità della vita delle comunità territoriali, prenderci cura dell’ambiente dove si lavora e si vive”.

“Siamo consapevoli – ha aggiunto – che dovremo svolgere questa nostra attività in un contesto dove il lavoro è sempre più povero, dove la precarietà costituisce la nuova normalità della condizione lavorativa. Anche noi, in troppi casi, ci siamo abituati a convivere con questa condizione. Per essere credibili, per intercettare quei milioni di lavoratori a cui viene negato il futuro e che, non dobbiamo mai dimenticarlo, sono soprattutto giovani, donne e immigrati, dovremo produrre un cambiamento. Non è più accettabile che un lavoratore su cinque, dopo cinque anni dall’inizio della sua attività lavorativa, sia ancora precario. In questo senso, tutti sono chiamati a fare la propria parte: il governo, le imprese, le pubbliche amministrazioni. Ma anche e soprattutto noi: all’interno delle aziende, nella gestione delle crisi, delle riqualificazioni industriali, dei picchi produttivi, riuscendo a tornare a contrattare l’organizzazione, l’innovazione e i tempi del lavoro. Cucire la bandiera del lavoro di qualità, costringendo le amministrazioni pubbliche a farla sventolare in ogni territorio: questo deve essere un nostro obiettivo irrinunciabile – ha sottolineato Di Cola -. A partire da Roma, la Capitale del nostro Paese, che continua nel suo triste declino ma che non riuscirà a risollevarsi da sola. Non può farcela, così come noi non potremo affrontare questa sfida da soli. Il rilancio della città eterna deve diventare una questione nazionale della Cgil e delle sue categorie, della politica e di tutto il parlamento”.

“Puntare sul lavoro di qualità, dunque, come indica la nostra Costituzione: questo dovrebbe fare il governo invece che stravolgerne i contenuti, come sta facendo con il disegno di legge-capestro sull’autonomia differenziata – ha aggiunto Di Cola -. Senza tentennamenti, ma con determinazione, abbiamo il dovere di fermare questo disegno di legge che mette a rischio l’unità del Paese. Abbiamo bisogno, al contrario, di un progetto che unisca il Paese, che permetta a tutte le amministrazioni di governo territoriale di migliorare la vita dei cittadini. Il governo dovrebbe pensare, inoltre, a migliorare e tutelare la vita delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, garantendone la salute dentro e fuori i luoghi di lavoro. Una democrazia che non cura i propri i cittadini, non può definirsi matura. Lo stato di salute del nostro servizio sanitario nazionale continua a essere da codice rosso e anche questa, nel nostro Paese, sembra ormai la normalità. Non dobbiamo rassegnarci. Il Pnrr è la nostra ultima scialuppa di salvataggio. La tutela della salute pubblica – ha concluso – deve tornare a essere al centro delle nostre rivendicazioni. Sarebbe imperdonabile, e una nostra grande responsabilità, non investire tutte le nostre energie per salvare lo stato sociale del nostro Paese. Puntare sul pubblico per regolare il privato, investire sul territorio per rafforzare le nostre comunità. E poi assumere, assumere, e ancora assumere professioniste e professionisti, per ridare dignità a chi sta male e agli operatori. Contribuire a curare il nostro sistema sanitario nazionale è la scelta di campo di cui abbiamo bisogno”. (Com) © Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Leggi l’intervento completo

Related Posts